"Scavi"

 

Alcuni anni fa, Giampiero di Villamagna detto il "Mago", condividendo il mio stesso interesse per tutto ciò che rappresenta il passato ed essendo un fine ed attento osservatore, mi volle mostrare "qualcosa di strano" che aveva notato all'interno della casa colonica che è annessa alla Pieve di S. Giovanni. Bisogna premettere che gli ambienti all'interno di detta casa devono essere stati modificati e risuddivisi innumerevoli volte, così che il risultato appare un po' caotico. La stranezza notata dal Mago era rappresentata da un arco in mattoni che si trovava a livello del pavimento, in una stanza priva di finestre. L'arco poggiava su due piccole colonne in mattoni ed attraverso lo stesso si poteva vedere una volta, priva di rifiniture, che pareva scendere verso il basso.

Vedere e pensare di toglere la terra che pareva ostruire un "passaggio" fu immediato.

L'ambiente era privo di illuminazione e neppure c'erano prese di corrente a cui collegarsi, così si iniziò a scavare a lume di candela. A turno uno dei due si calava nella buca, riempiva una cesta con la terra scavata e la passava all'altro che provvedeva a vuotarlo in un angolo della stanza. Il livello del terreno si abbassava velocemente e la volta del cunicolo continuava a puntare verso il basso. Il primo evento fu l'apparizione di un arco in mattoni simile a quello da cui eravamo entrati, il secondo accadde mentre svolgevo il mio turno di scavo. All'improvviso la terra davanti a me iniziò a "franare" verso il basso scoprendo completamente l'arco in mattoni e mostrando un ingresso buio. Guardando attraverso l'apertura, con l'ausilio di una torcia elettrica, l'impressione che se ne ricavava era di essere entrati in una "stanza" dal soffitto. Dalla volta franata, pendevano le radici degli alberi che si trovano attorno alla casa, sulla sinistra si vedeva parte di un muro in mattoni che date le loro dimensioni (molto grandi) a giudizio del Mago, che per una vita si era occupato di lavori edili, erano molto vecchi. Sulla destra a distanza di qualche metro si stagliava un arco molto grande attraverso il quale si poteva intravedere un altro ambiente.

  Alla sommità di questo arco si vedeva un grosso chiodo, a testa larga, di quelli che in passato venivano fatti a mano. Provando a toccarlo con un'asta metallica che usavamo come sonda si dissolse confermando la sua vetustà.

 

 

 

 

 

Per paura di crolli nelle volte che apparivano realmente fatiscenti, l'esplorazione si concluse a questo punto lasciandoci con... l'amaro in bocca, ciò che avevamo trovato erano i resti di una costruzione precedente oppure erano locali nei quali venivano un tempo inumati gli aderenti alla confraternita? O ancora, eravamo in presenza di archi utilizzati per reggere la spinta dovuta alle costruzioni soprastanti? Perchè il cunicolo, che tanto faticosamente avevamo riaperto, era stato chiuso buttandovi dentro quintali di terra? La chiusura del passaggio sotterraneo poteva essere stato frutto del decreto di Leopoldo II che imponeva la chiusura di tutti i luoghi appartenenti alle confraternite?

 

 

 

Con l'esaurimento delle ferie a mia disposizione finì anche l'attività di scavo e ricerca. Prima di concludere comunque, vorrei ancora dare alcuni particolari su ciò che abbiamo visto.

Nella terza fotografia la volta discendente del cunicolo appare inscurita, non per effetto di giochi di luce, ma dal nerofumo prodotto dalle candele di chi, evidentemente per lungo tempo, vi era transitato. Allìinterno dell'arco con cui si apriva il cunicolo fu rinvenuta la sesta in legno, utilizzata per la sua costruzione, fatta con rami opportunamente legati e sagomati. I quintali di terra rimossi furono sommariamente controllati alla ricerca di possibili "reperti" e il risultato fu il rinvenimento di cocci di piatti ed altri contenitori alimentari con decorazioni in blù e di frammenti di vetro con la tipica colorazione e semiopacità caratteristica del vetro antico.

 

 

 

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