Il Pellegrinaggio

Il pellegrinaggio cristiano inteso come cammino, fisico ma anche spirituale verso un luogo o un corpo santo, a scopo devozionale, affonda le sue radici nella storia biblica della salvezza. Fin dai suoi primi libri, la Bibbia ci presenta personaggi che ben incarnano o prefigurano il pellegrino: Adamo ed Eva, cacciati dal Paradiso Terrestre a causa del peccato originale e costretti a peregrinare per il resto dei loro giorni; Abramo capostipite del popolo eletto, che parte pellegrino verso la patria promessa da Dio alla sua discendenza, pur essendo già molto vecchio e con la moglie sterile; i Magi, che da paesi lontani vedono sorgere la stella del Re dei re e senza indugio si recano a rendergli omaggio, pur ignorando chi egli sia ed in quale luogo verranno condotti dallas stella.
La vita stessa, la missione salvifica di Gesù può essere letta come lo svolgersi di un pellegrinaggio: nel Vangelo di Matteo, Egli stesso, allo scriba che gli chiede dove sia la sua casda per seguirlo, risponde: "Il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo" significando così che la missione dei discepoli deve essere un continuo pellegrinaggio lungo le strade del mondo per annunciare il Vangelo.
La figura del Cristo pellegrino in Emmaus, poi, troverà particolare diffusione nell'iconografia medioevale.
Tutti questi elementi, ben noti ai cristiani dei primi secoli, fanno sorgere in loro il desiderio di vedere, di toccare anche fisicamente i luoghi della vita e della passione di Cristo, di Maria e della testimonianza degli Apostoli.

 

Gerusalemme

Inizia così immediatamente in maniera spontanea il pellegrinaggio verso la Terra Santa e in particolare verso Gerusalemme.
Come segno dell'avvenuto pellegrinaggio colui che visita i Luoghi Santi, reca con sé, al suo ritorno un ramo di palma.
Ma non sarà questo l'unico simbolo od attributo del pellegrino in Terra Santa: a parte le varie reliquie che ogni pellegrino ambisce riportare al proprio luogo di origine della più svariata natura (schegge della pietra dove era posato il corpo del Signore, ampolle con l'olio della lampada che ardeva sul Santo Sepolcro, frammenti della croce), col passare del tempo e con l'aumentare delle difficoltà e delle insidie del viaggio, sarà l'immagine di un labirinto che segnerà il cammino dei "palmieri" nel loro mistico andare.
A Lucca, nella cattedrale di S. Martino dove si venera il Ligneo Crocifisso chiamato "Volto Santo" appare nitidamente inciso su una colonna l'immagine di un labirinto; anche a Pontremoli nella chiesa di S. Pietro, si conserva un labirinto di arenaria.
Un possibile riscontro di questo "segnavia" per chi percorreva le strade verso la Terra Santa lo troviamo nella toponomastica della città di Genova, dove, nella zona antica del porto, tra l'oratorio di S. Giacomo della Marina e quello di S. Antonio Abate vi è la "scalinata del Labirinto" che conduce in via S. Croce, adiacente a via di S. Maria in Passione e a numerose altre vie e piazze la cui derivazione da culti legati ai pellegrinaggi, in una zona portuale sicuramente frequentata dai pellegrini, risulta del tutto evidente.
Altro simbolo legato ai pellegrinaggi in Terra Santa, a partire dal secolo XI, è la croce, che i pellegrini, in tutte le forme ed in diversi colori, indossano cucite sulle vesti, di stoffa, o indossate, di legno o di altro materiale, dopo l'appello del papa Urbano II a Clermont nel 1095.
Anche gli ordini cavallereschi dei Templari, dei cavalieri di S. Giovanni, poi di Malta, del S. Sepolcro, sorti principalmente per difendere e proteggere i pellegrini, adottarono la croce quale loro emblema; ed anche di questo nella toponomastica genovese è rimasto un ricordo, sempre nella zona portuale, nella "Via della Croce Bianca" e "Vico del S. Sepolcro".
Ma se il pellegrinaggio a Gerusalemme, pur con alterne vicende, attirò sempre i fedeli, causando lotte vivaci e fenomeni storici complessi, come i regni latini in Terra Santa nei secoli XI - XIII, non dimeno il Viaggio a Roma, sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo, affascinerà e farà muovere in gran numero i Cristiani.

 

Roma

Il pellegrinaggio a Roma, dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e le invasioni barbariche, attraverserà un difficile momento as causa delle difficoltà di percorrenza delle strade romane ormai in abbandono.
Riprenderà con maggior vigore nel secolo X, quando i vescovi intraprenderanno il faticoso viaggio dalle loro sedi sparse in Europa fino alla città eterna per ricevere dal papa il pallio, simbolo dell'autorità vescovile. Per questo motivo sono pervenute sino a noi numerose relazioni di viaggio che permettono di ricostruire alcuni degli itinerari maggiormente seguiti.
Ma a Roma con i vescovi si recano anche le masse dei pellegrini, ed il detto "Tutte le strade portano a Roma" nasce proprio in questo periodo.
La città divenuta sede del Vicario di Cristo offriva in gran numero reliquie, chiese, devozioni ed indulgenze, descritti con dovizia di particolari nei vari Mirabilia Urbis Romae; oltre alle spoglie degli apostoli Pietro e Paolo, a partire dal X secolo anche il corpo dell'apostolo Bartolomeo, traslato nella chiesa all'isola Tiberina, che troveremo spesso come titolare e protettore di numerosi ospedali nella zona ligure, o la Veronica, "Vera icona" del volto di Cristo, reliquia importantissima e venerata con profonda devozione dai pellegrini, che usavano cucire l'immagine in tela sulle falde dei cappelli o sulle vesti in segno dell'avvenuto pellegrinaggio.
La pressante e spontanea richiesta dei pellegrini di indire un anno di grazia con particolari indulgenze per chi si recava a Roma in occasione del milletrecentesimo anniversario della nascita di Cristo, indusse Bonifacio VIII, ai primi di Febbraio, a ratificare, quanto in pratica i Romei davano già per scontatoda un mese; e dal 1300, prima ogni cinquanta e poi ogni venticinque anni sarà celebrato con particolare solennità l'Anno Santo o Giubileo, che richiamerà a Roma le folle dei Cristiani.

 

Santiago

All'inizio del IX secolo, una notizia scuote e fa sussultare il mondo della Cristianità; in un remoto angolo della penisola iberica, nel luogo detto Compostella, in Galizia, indicata da misteriose luci notturne viene scoperta la sepoltura dell'apostolo Giacomo.
Questo fatto susciterà profonda emozione e origenerà il più vasto fenomeno di pellegrinaggio che attraverserà l'intera Europa, creando un fitto reticolato di strade chiamato "cammino di Santiago", convergenti al Santuario galiziano.
Ancora oggi ci si domanda che cosa abbia mosso centinaia di migliaia, forse milioni di pellegrini, nel corso dei secoli, Ad limina S. Jacobi, in un viaggio durissimo ai confini del mondo conosciuto, presso il finis terrae.
Forse il fatto che Giacomo (chiamato anche Jacopo o Santiago) è un uomo comune, certamente non il migliore tra gli apostoli, ma che tra gli apostoli sarà il primo a ricevere il martirio, sorretto dalla fede nel Signore; forse il fatto che la sua figura apparentemente di secondo piano rispetto al fratello Giovanni Evangelista è sempre presente nei momenti di manifestazione pubblica di Gesù, come la Resurrezione della figlia di Giairo, la Trasfigurazione, l'Agonia nell'orto degli ulivi.
Ma forse l'esatta motivazione del successo clamoroso che ottenne il pellegrinaggio compostellano è contenuta nelle parole di Dante, quando nella Vita Nova (XL, 7), dà questa definizione del pellegrino iacopeo: "chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepultura di sa' Iacopo fue più lontana de la sua patria che d'alcuno altro apostolo"; e quindi quale altro apostolo se non S. Giacomo poteva meglio incarnare, proteggere ed attirare le folle dei pellegrini, essendo stato il suo corpo pellegrino anche dopo il martirio?
La stessa iconografia del santo subirà notevoli variazioni e contaminazioni passando da quella di apostolo a quella di pellegrino, identificandosi quasi con i suoi devoti.
Questi, una volta raggiunta la cattedrale di Santiago, proseguivano il viaggio fino alle sponde dell'Atlantico dove raccoglievano le conchiglie che portavano con loro come testimonianza dell'avvenuto pellegrinaggio, e che divennero in breve il segno distintivo dei pellegrini.

 

Gli Hospitalia

Con questo termine latino che per comodità indicheremo con la parola "ospedale", si designano i luoghi in cui, per la volontà caritativa di privati, associazioni laiche o religiose, trova ospitalità il viandant, il pellegrino, il povero e l'ammalato. Essi si svilupparono particolarmente dal secolo XI, di conseguenza alla diffusione della pratica del pellegrinaggio, anche se da sempre abbiamo notizie dell'esistenza di edifici posti in località strategiche e particolarmente esposti alle intemperie o ai pericoli delle strade che servivano per il ricovero temporaneo delle persone in transito.
Già i monaci di S. Colombano, nella loro opera di evangelizzazione, fin dal VI secolo, prevedevano nei loro insediamenti territoriali l'allestimento di un apposito edificio, adibito alle opere di carità, nel quale la comunità portava in offertal'eccedenza di cibo e di beni che veniva ridistribuita a chi più ne aveva bisogno: vecchi, poveri, inabili al lavoro, vedove, malati; nei locali di questo edificio, contrassegnato solitamente da un cuore stilizzato, trovavano anche ospitalità i pellegrini in transito.
Possiamo presumere con una certa ragionevolezza la capillare diffusione di tali edifici sul territorio, in misura maggiore di quanto ci venga tramandato dai documenti.
Con il diffondersi della pratica del pellegrinaggio, nell'XI secolo e successivi, gli hospitalia assumono una maggiore specializzazione per quanto concerne l'assistenza dei pellegrini, anche se va ribadito che essi, forniranno sempre una pluralità di servizi di carattere caritativo: l'accoglienza e la cura degli infermi, l'assistenza delle vedove e degli orfani per adempiere al precetto evangelico della carità.  A tale proposito il capitolo XI della guida del pellegrino di Santiago è chiarissimo ed esplicito: "I pellegrini tanto poveri che ricchi, quando vanno o vengono da Santiago, devono essere caritatevolmente ricevuti e venerati da tutti. Infatti chiunque li accolga e li ospiti diligentemente, non solo S. Giacomo avrà come ospite, ma lo stesso Gesù Cristo", come lui stesso ha detto nel Vangelo: "Qui vos recipit me recipit". Il capitolo IV della stessa "guida" ci chiarisce invece l'importanza e le funzioni che rivestono gli ospizi; essi sono "luoghi santi, case di Dio, riparo dei santi pellegrini, riposo dei bisognosi, consolazione degli infermi, salvezza dei morti e aiuto dei vivi".(cfr P. Caucci, Guida del pellegrino di Santiago, Milano 1989, pp. 80-81 e 134-135).
Oltre agli ordini monastici, che fino al X secolo provvederanno quasi esclusivamente all'allestimento degli "hospitalia", saranno poi gli ordini religiosi cavallereschi come i Templari, i Cavalieri del Santo Sepolcro e soprattutto di San Giovanni (o Maltesi) e di San Giacomo della Spada a fondare, ricostruire e gestire, a partire dal secolo XI in poi, gli ospizi presso i guadi, i ponti o i valichi e lungo le vie battute dai pellegrini verso Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela. Una notevole posizione in questo contesto assumerà l'ordine di S. Giacomo di Altopascio o del Tau, i cui frati saranno ovunque impegnati nell'opera di accoglienza e carità verso i pellegrini e i bisognosi.
Anche i movimenti penitenziali come quelli dei Battuti o Disciplinati, sorti nel fervore di rinascita religiosa nella seconda metà del XIII secolo abbracceranno ben presto la causa della carità verso i bisognosi, che si esplicherà particolarmente nella gestione delle varie attività ospedaliere.
Vi saranno poi singoli religiosi (monaci, eremiti e frati) o laici (i cosidetti redditi o conversi) che spesso consacreranno la loro vita all'assistenza dei poveri e dei pellegrini, devolvendo pure i loro beni agli ospedali da loro fondati o nei quali prestavano la loro opera.
L'aspetto architettonico degli edifici adibiti ad ospedale, sebbene variabili nelle dimensioni e in alcuni particolari legati all'attività assistenziale svolta, può essere ricondotto alla funzionalità del luogo di accoglienza e di culto al quale esso era destinato; dalla documentazione e dagli interessanti esempi ancora visibili (pochi, ma pressocché intatti) sappiamo che questi edifici erano dotati di un portico, per la prima accoglienza dei viandanti, poveri o pellegrini, che potevano trovare riparo dalle intemperie sotto le ampie volte aperte sui tre lati dove erano sistemate panche o sedili di pietra; un corpo centrale allungato costituiva il locale in cui venivano alloggiati i pellegrini per non più di tre giorni se sani; solitamente il locale adibito ad alloggio per i pellegrini disponeva di dodici letti, o multiplo di dodici in quelli più grandi, ricordo simbolico del numero degli apostoli; vi era poi la parte destinata al culto, che poteva essere una vera e propria chiesa, con altari, dipinti, cappelle laterali o una semplice cappelletta con abside a volta o rettangolare.
Al piano superiore dell'edificio, che usualmente era costituito  su due piani, trovavano posto l'alloggio per il rettore sopra il portico, la mensa e la corsia per gli ammalati, divisa per maschi e femmine, comunicante direttamente con lo spazio destinato al culto, in modo che i pellegrini e gli ammalati potessero prima di tutto partecipare alle funzioni religiose per loro celebrate.
Sul tetto un campanile a vela conteneva una o più campane che venivano suonate a lungo all'imbrunire, per orientare i pellegrini erranti nell'approssimarsi dell'oscurità.
Gli ospedali godevano anche del diritto di sepoltura e di asilo, quest'ultimo per quelli appartenenti ad ordini religiosi o cavallereschi; disponevano poi di lasciti, rendite, terreni coltivati i cui frutti con pollame e conigli integravano il vitto dei pellegrini, che risulta comunque essere ststo sempre di buon livello.
Vicino all'ospedale propriamente detto esistevano altri edifici adibiti a magazzini o alloggi del personale, e una fontana a cui dissetarsi.
A fianco degli ospedali più grandi ve ne erano altri di più piccole dimensioni ma non meno importanti e funzionali: come ci ricorda, ancora una volta la Guida del pellegrino essi "sono posti dove sono necessari".

 

San Giacomo di Possuolo - Genova 

La fondazione della chiesa e dell' hospitalis.

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Il 22 febbraio 1208 Ugo monaco intende edificare una chiesetta nella località "Pozeu", poco discosta dal valico di Case Becco sul territorio della parrocchia di S. Maria di Canepa (Sori). Il 20 maggio 1214 lo stesso Ugo è detto minister hospitalis de Pocolio. Nel 1354 frate Giacomo è Hospitalerius et rector hospitalis Sancti Jacobi de monte de Fassia de Pozolo.
L'esistenza lungo la via dei pellegrini di questo punto di riferimento, in una località piuttosto isolata del percorso fu dunque assicurata per più di due secoli dalla presenza continua di religiosi. Ancora oggi possiamo ammirare i resti dell'abside della chiesetta romanica voltata ad oriente, inglobati in una costruzione rurale che li ha difesi e ce li ha tramandati così come furono edificati.
Presso l'insediamento, dal luogo ove si trovava il plurisecolare "Pozzuolo", sgorga ancora l'acqua che dissetò i pellegrini, e che ha creato delle geometriche incrostazioni calcaree lungo il suo deflusso.
    


Bibliografia

VITO BASSO  Le vie dei pellegrini i segni del cammino, Chiavari (GE) 1997

 

 

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